martedì 11 maggio 2010

Punto di vista - La questione del Crocifisso nelle aule scolastiche

Si è fatto un gran parlare, negli ultimi tempi, dell’opportunità di tenere o meno il crocefisso nelle aule delle scuole italiane. Prima di presentare qualsiasi punto di vista sulla questione, è bene fare un passo indietro e spiegare cos’è e cosa rappresenta questa “statuetta”, la cui pubblica esposizione sembra turbare tanto il sonno dei progressisti del bel paese.
Il crocefisso è, indubbiamente, un simbolo religioso: esso rappresenta l’immagine cardine della rivelazione cristiana, cioè l’incarnazione del Verbo divino che si sacrifica per espiare i peccati dell’umanità.
Ma questa immagine, per quanto importantissima, perché legata ai valori religiosi dei popoli italiani da venti secoli, è di per sé riduttiva. Il crocefisso è un simbolo di amore per il prossimo che ha un valore assolutamente universale. L’uomo raffigurato, che peraltro probabilmente avrebbe potuto togliersi dai guai pronunciando qualche frase ambigua al cospetto di Pilato, è un uomo che muore nella convinzione di sacrificarsi per gli altri, e, fatto straordinario, perdona i suoi carnefici.
Infine, last but not least, il crocefisso è un simbolo culturale e identitario, mirabile sintesi di duemila anni di storia culturale nazionale. I valori espressi dal crocifisso sono alla base delle opere dei migliori architetti, pittori, scultori e poeti italiani (ed europei).

Cosa c’entra, soprattutto con gli ultimi due punti, il tema (abusato e frainteso) della laicità dello stato? Assolutamente niente. In uno stato laico la sfera politica è inequivocabilmente separata da quella religiosa. Punto. Non credo che ciò implichi l’evirazione de facto di una parte del nostro patrimonio culturale e spirituale, quale sarebbe la rimozione del crocifisso. Rimozione forzata, dal momento che è risaputo che la maggior parte degli italiani non la vuole.

E allora perché questa ostilità da parte dell’intellighenzia di sinistra contro l’antico simbolo? “Disturba gli studenti stranieri” ci risponderebbero, aggiungendo le solite considerazioni sulla società laica multietnica. Ma affermare, come fanno questi partigiani del laicismo, che il crocifisso disturba gli studenti legati ad altre religioni è un falso clamoroso. Ed anche pericoloso, in quanto rischia di alimentare sentimenti xenofobi. Infatti il primo cinico commento che investe l’uomo comune di fronte a questa tesi è di certo : “se gli dà noia, se ne stiano a casa”, o qualcosa del genere. E non so fino a che punto ciò sarebbe sbagliato, dal momento che il commento che riceverebbe un europeo residente in un paese musulmano, che chiedesse ad esempio ad un muezzin di non chiamare il popolo alla preghiera perché “lo disturba”, sarebbe probabilmente meno gentile. Giustamente, per altro.
Pericoloso, dicevamo, ma soprattutto falso: è fondamentale ricordare che agli studenti islamici non dà noia il crocifisso, poichè Gesù rappresenta, dopo Maometto, l’uomo più importante della loro religione. Un profeta, come narra il sacro Corano, nato miracolosamente da una donna vergine.

Anche alla luce di questo fatto, che di solito non viene ricordato, appare chiara la vera natura del progetto di rimuovere il crocifisso: si tratta semplicemente di un aspetto della sempiterna crociata massonica contro la religione, di cui i nostri progressisti sono, ahinoi, (involontari?) portavoce. Crociata contro la quale noi, pertanto, abbiamo il dovere di opporci con forza.

Simone Ziviani per Punto di vista - La rubrica giornalistica fatta dai giovani per i giovani

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